DOLCE INFANZIA /PRIMO CAPITOLO



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Capitolo primo

Dolce Infanzia

Correva l'anno 1963 e papà Sasà tornava dal lavoro, era sabato sera, per cui la stanchezza si faceva sentire, il fine settimana nella bottega di barbiere, dove egli era garzone, si riempiva di clienti e di duro lavoro, però in consolazione, lo aspettava la povera ma succulenta cena preparata da mamma Gina, che nell'arte culinaria é sempre stata una maga,con un po’ di farina e alcune uova, creava veri e propri piatti gourmet.
 In casa Ferry si cenava e pranzava tutti uniti e si conversava sui fatti del giorno (ancora la televisione non faceva parte del nucleo famigliare), però il sabato sera era speciale, perché si andava tutti insieme , nello stupendo appartamento del sig. Valentini, il padrone di casa e delle montagne di carbone, ad assistere al programma musicale,trasmesso dalla RaiTv, "Canzonissima".
A Red non entusiasmava troppo quello show, preferiva le performans di Totó o le rocambolesche avventure di Stanlio & Olio; invece a Peppe, ah già mi stavo dimenticando di Peppe, l'unico fratello maggiore  di Red, ne andava matto, dato che le lunghe e nude gambe delle stupende ballerine, come quelle delle gemelle Kessler, non erano oggetto di studio scolare e anche se lo fossero stato , studiare non era l'hobby preferito di Peppe.
A proposito di studio, ricordo di una punizione inflitta a Peppe, dallo zio Frank perché, come al solito,voleva uscire invece di fare i compiti pomeridiani . Il castigo, sebbene ortodosso, consisteva nel legare ad una lunga fune, fissata ad un albero, il ribelle Peppe per tutta la durata del pomeriggio; ma i risultati didattici di Peppe, non miglioravano ugualmente, però sicuramente, quel tipo di punizioni impressionavano al piccolo Red, che ne fece buon usufrutto per il suo proprio futuro. In che modo?
Red aveva ben memorizzato che la miglior soluzione per non ricevere certi castighi fosse quella di giocare d'astuzia con gli adulti, in poche parole far si che a  genitori, parenti, maestri e a tutte quelle persone che in un certo qual modo si interessavano alla sua "educazione", fossero sempre sufficientemente soddisfatti , in tal modo che le punizioni corporali non facessero parte del programma educativo.
Ma con il passare degli anni, Red si rese conto che l'obiettivo di far felici tutti quanti non era semplice o meglio impossibile.
Papà Sasà, con l'aiuto della ferrea contabile famigliare, mamma Gina, riuscì a raggruzzolare un po’ di denaro e così fece il grande passo: inaugurò ,in società con lo zio Gino, fratello gemello di Gina, una bottega di barberia nel centro città.
E così fu che l'economia di famiglia Ferry migliorò: si trasferirono in un quartiere popolare al di là del fiume Po il quale,come un enorme serpente , attraversava l'antica cittadina piemontese.
Casale é una città con un enorme bagaglio storico, passeggiando per le antiche vie cittadine sembra di fare un salto nel passato, con i suoi innumerevoli monumenti storici e con una cornice naturale sorprendente: dal lato sud le stupende colline monferrine,con gli immensi filari di vigne dal superbo vino, da quello nord-est e sud-ovest, l'infinita pianura padana, con le sue risaie a perdita d'occhio Red le chiamava "il mare a quadretti". Peccato che il clima non é benevolo come il panorama: d'estate il termometro puó raggiungere anche i 40º gradi con il 90% di umidità e con l'immancabile compagnia delle zanzare, veri e propri vampiri in miniatura. L'inverno non é da meno, con le sue immancabili nebbie, che per riuscire a vedere qualcosa, bisognerebbe tagliarle con un coltello ben affilato, e quando si allontano le nebbiosità, é possibile l'arrivo dell' affascinante neve,che con il suo manto immacolato, copre tutto quello che incontra alla fine del suo tragitto; tutto ciò completato dal mercurio del termometro che si  getta a capofitto sotto lo zero. Però, ringraziando madre natura, esistono la primavera e l'autunno,dove tutti i colori dell'iris possono mostrare la propria magnificenza. Nei primi giorni d'aprile, sopra i rami degli alberi di pesco, sbocciano i colorati fiori delle gemme e il fiume Po riflette i contorni delle colline come fosse l'immagine di una cartolina postale. Invece in ottobre i colori sono diversi da quelli primaverili, ma altrettanto affascinanti: le vallate, disegnate dai filari delle viti, già denudati dai sugosi grappoli d'uva trasformati in delizioso vino .
Red, come la totalità della famiglia, era ben felice del cambio di dimora. Forse non era un vero e proprio castello come quello di Mago Merlino, del quale era affascinato, da quando gli avevano regalato una specie di cannocchiale con inserito un disco e osservando in controluce, poteva vedere le immagini dei " Cavalieri della Tavola Rotonda". L'abitazione era un umile seminterrato, però a Red, ciò che incantava, era l'ampio cortile con l'adiacente giardino pieno di alberi, fiori, verdure e anche da qualche residente naturale, come la tartaruga Morgana. Ma il plusultra era il fiume Po’, che scorreva a poche decine di metri dalla casa.
Era una fredda mattina di dicembre, il Natale si avvicinava, aveva nevicato abbondantemente e Red giocava nel cortile con un pallone bucato, quando mamma Gina gridò dalla finestra della cucina:
<<Non correre che poi sudi e non andare in mezzo al giardino che infanghi le scarpe.>>
<<No mamma, non ti preoccupare.>>
 Rispose il piccolo pelo rosso, tranquillizzando mami.
Suonò il campanello e Red intuì  dai due squilli che era papà, così che, con grande slancio, corse verso l'interno di casa, dimenticandosi delle scarpe  sporche di un miscuglio di terra e neve.
<<Ahhh!il mio paviment>> urlò Gina.
<<Scusa,scusa non lo faccio più mamma.>> Disse Red, tornando su i suoi passi e pensando: <<la solita ossessione per la pulizia>>
Papà, aspettando sull'uscio che sua moglie gli prendesse le ciabatte, fece un gran sorriso a Red e commentò :
 <<i municipali hanno pulito le strade dalla neve,ma il fango che si é formato ai bordi é tale che con la bicicletta mi tocca fare l'equilibrista.>>
<<Però, domenica andiamo lo stesso alla baracca?>>
 domandò preoccupato Red.
<<Se gli spazzaneve avranno tempo di togliere la neve anche sull'argine,credo di si.>> Rispose papà.
La "baracca" era una piccola casetta di legno, dove Sasà e i suoi amici si riunivano tutti i fine settimana, per distrarsi dalla vita quotidiana. Era costruita come una palafitta, per pericolo delle periodiche uscite del fiume Po dal suo letto, anche le altre baracche erano simili, erano circa una trentina e formavano un vero e proprio villaggio.  All'entrata della baraccopoli, si ergeva un cartello di legno, come quello del ranch dei "Bonanza", con scritto: "Village Brianson".




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