AL DI LA DEL FIUME PO / SECONDO CAPITOLO



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Tutta la famiglia Ferry, o quasi tutta, mancava come al solito Peppe,si accomodò a tavola per pranzare. Papà con abile maestria, maneggiava un po’ di mollica di pane, formando dei soldatini, che poi mamma avrebbe messo nel forno della stufa per farli indurire, cosicché ogni giorno Red avrebbe avuto il suo esercito sempre attualizzato per giocare. Dopo un po’, papà iniziò a spazientirsi del ritardo di Peppe e rivolgendosi, con tono alterato a mamma Gina domandò:
<<Dove é andato a finire tuo figlio a quest'ora?>>
<<Cosa vuoi che ne sappia io!>> contestò Gina.
Il clima si  faceva pesante e Red pensò:
<<Perché mio fratello é così ribelle? Lo sa perfettamente bene che comportandosi in questo modo il meglio che le può capitare é un buon sacco di botte.>>
Passava il tempo e Peppe non appariva e il clima si faceva pesante, a Sasà gli si stavano modificando i tratti facciali, la pelle del suo volto era più tirata di una corda di violino e mostrò tutta l'ira:
<<Questo ragazzo mi fará impazzire, ma io gli farò passare la voglia di comportarsi così!! Gli faccio vedere io come cambiano le cose, alla vecchia maniera: una buona dose di cinghiate non gliela toglie nessuno.>>
<<É veramente incazzato.>> Pensò Red terrorizzato.
Squillò nuovamente il campanello! Mamma e figlio rimasero paralizzati fissando l'espressione rabbiosa di papà.
Gina aprí la porta e apparse Peppe, magrolino come uno stecchino e con un falso sorriso sulla bocca, già immaginava che qualcuno stava sul sentiero di guerra e timidamente tentò di abbozzare una discolpa:
<<Scusate il ritardo ma.......>>
Non gli dette neppure il tempo di terminare la frase, che la cintura di cuoio, già volteava per aria con un sibilo, come quello di un cobra e si spiaccicava sulle spalle di Peppe.
Le urla,  i pianti e gli schiocchi delle cinturate risuonavano in tutta la casa e per di più, credo che si udivano anche fuori dalla palazzina.
Forse fu l’unica volta che Red ricorda suo papà così arrabbiato, tanto che lo tiene ben impresso nella sua mente.
Per il resto Sasà era un uomo mansueto e tranquillo e molto sensibile; era sicuramente un romantico di vecchio stampo, i suoi
hobby erano suonare con la chitarra antiche canzoni napoletane e siciliane che le ricordavano una gioventù povera, ma felice, nella lontana Sicilia, dove strimpellava serenate sotto le finestre di giovani donzelle, alcune volte per incarico di altri giovani innamorati e altre volte per uso personale.
Il fiume, praticamente è sempre stato protagonista nella vita del piccolo rosso malpelo, infatti un bel giorno papà e mamma, riunirono la famiglia comunicando di un nuovo trasferimento di casa e Red iniziò a piagnucolare perché pensava che l’avrebbero allontanato dal suo amato rio, solamente dopo alcuni minuti i genitori gli spiegarono che si sarebbero spostati di pochi metri, infatti il nuovo appartamento era sito in una palazzina poco distante, appena costruita. Quando Red entrò per la prima volta nella nuova casa, ne fu entusiasta, due balconi, il bagno con la vasca grande, un cortile per poter giocare e a ridosso l’amato fiume. Sulle rive del Po c’era tutto ciò che si può desiderare, la spiaggia, i prati, i boschi di pioppi e le gaggie, piante tipiche, dove Red e i suoi piccoli amici costruirono le prime capanne, dove nascondersi per giocare, ma anche per fumare le prime sigarette, infatti di nascosto andavano a comprarle con i pochi spiccioli racimolati.
<<Buongiorno signora tabaccaia, mi darebbe due sigarette sfuse di quelle che costano meno e un pacchetto di cerini, no anzi meglio i minerva sono più economici>>
<<Vanno bene due Colombo?>>
<<Si, certamente>>
<<Allora devi pagare venticinque lire>>
La prima volta, come tutte le prime volte o quasi, fu terribile: tosse brutale, giramento di testa che quasi volò giù dalla capanna e vomitò a manetta, però sai… faceva grande.
La vita di Red e dei suoi piccoli amici si svolgeva quasi interamente sulle sponde de Po, c'era anche il campetto di calcio, le porte fatte con i rami dei pioppi, le squadre erano sempre le stesse, quattro giocatori per parte, Juventini e Interisti e ogni giorno si litigava per quale equipe doveva giocare a sud o nord, perché il campo era in discesa verso il fiume. Quanti palloni venivano inghiottiti dal caro amico Pò!
Si quel fiume amato e odiato, dove ci si divertiva e nuotava, però anche dove ci si annegava, nei suoi maledetti mulinelli. Una delle avventure più pericolose successe a Red, accadde insieme al fratello Peppe durante un rigido inverno, era una domenica mattina, faceva un freddo becco, però c’era il sole. Nei giorni precedenti ci furono abbondanti nevicate e il termometro era precipitato ben sotto lo zero facendo diventare il fiume una perfetta, o quasi perfetta, pista di pattinaggio. Era la prima volta che i due fratelli videro un evento così eccezionale; e fu così che a Peppe venne un’idea fantastica “ andare al di là del fiume Po” e ovviamente Red non voleva essere da meno,
 <<Voglio venire anch’io>>
 sbraitava a pieni polmoni nelle orecchie del fratello maggiore,decine e decine di volte affinché Peppe acconsentì:
 <<Però non devi allontanarti da me e devi tenermi forte la mano>> disse con tono autoritario al piccolo pelo rosso, e ovviamente, con un sorriso a trentadue denti, Red annuì.     
Vestiti con cappotti, guanti e cuffie di lana, fatti a mano con i ferri da Nonna Giovanna, si diressero sulla sponda nord del fiume, Peppe all’inizio era titubante, però, man mano avanzavano si sentiva sempre più sicuro e fu così che iniziarono a correre e scivolare su quel lastrone di ghiaccio. A Red non sembrava vero, era meraviglioso, si sentiva sicuro perché era insieme al fratellone, il quale non era sempre disponibile a giocare con lui, per cui non gli sarebbe potuto succedere nulla. Arrivarono sull’altra riva, girarono lo sguardo verso l’altra sponda e osservarono come era diverso il panorama da quella parte, si vedeva la palazzina di colore giallo dove vivevano, con alcune massaie che stendevano il bucato sui balconi, a lato c’era l’appezzamento di terra dove abitava uno strano personaggio di nome Luigi, il quale viveva insieme al suo cane e al mulo, in una piccola casa diroccata e sita sopra una montagna di cose, per non chiamarla spazzatura, che raccoglieva in giro per la città con il carretto. Si notava anche la casetta del casellante Piero, l’addetto a chiudere e aprire le sbarre del passaggio a livello, che si trovava al termine del ponte ferroviario e dove Red passava parecchi giorni in sua compagnia, supplicando il casellante a fargli girare la manovella per alzare le sbarre, richiesta che quasi sempre veniva esaudita.
Era quasi ora di pranzo per cui bisognava affrettarsi a tornare indietro.
Peppe rivolgendosi al fratellino disse:
<<dai sbrigati torniamo e corri forte, è tardi>>
e così si misero a correre, Peppe allentò la presa della mano di Red e allungando il passo……. patatrac, il ghiaccio si ruppe e il fratellone sparì. Red si fermò e osservò Peppe annaspare cercando di trovare un appiglio sul viscido ghiaccio. Rimase immobile non sapendo cosa fare, intanto Peppe urlò:
 <<corri a chiamare mamma>>
Red si girò e iniziò la sua corsa disperata, ma non ci fu bisogno di allontanarsi tanto, perché mamma Gina, che aveva visto tutto l’accaduto dal balcone, era già quasi arrivata alla velocità di Speedy Gonzales, il topo più veloce di tutto il Messico, ma nello stesso momento, anche Peppe era riuscito a mettersi in salvo, si vede che la paura di affogare o di diventare un cubetto di  ghiaccio, le aveva fatto spuntare le ali.


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